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sabato 20 febbraio 2010

Philippe Starck presenta le mini-pale eoliche domestiche


"Disponibili su Internet, ma il mio sogno è comprarle al supermarket"

Fosse un libro giallo si direbbe che ha tenuto il lettore aggrappato alla trama fino all'ultima pagina, invece è cronaca, e per nulla gialla - anzi, rosea - e ha tenuto molta gente aggrappata ai giornali per sapere quando l'ultima pagina sarebbe stata scritta. Bene, la risposta è: oggi. Oggi il designer Philippe Starck e l'amministratore delegato della «Pramac» Paolo Campinoti presentano alla Triennale di Milano le loro piccole pale eoliche - microturbine è la definizione tecnica - destinate a risolvere, o a cominciare a risolvere, due problemi: l'uso del vento come fonte di energia anche da parte di privati e la dissimulazione dell'aspetto ingombrante, «esteticamente inquinante» dei generatori di energia eolica.

Ultima pagina di una storia eco-estetico-industriale cominciata, per il pubblico, nel 2008, quando durante il Salone del Mobile milanese venne esposto nel Cortile del Filerete all'Università Statale il prototipo della piccola pala domestica di Philippe Starck, oggetto aggraziato e minuscolo (non raggiungeva il metro d'altezza) ad asse di rotazione verticale anziché orizzontale: un’assoluta novità per renderlo indipendente dalla direzione del vento e consentirgli di sfruttare anche le turbolenze. Caratteristica che, insieme con la dimensione modesta, l'eleganza del design e la silenziosità del meccanismo, lo rendeva adatto anche alle aree urbane.

Star di quell'edizione del Salone, la pala domestica, però, tardava ad affacciarsi al mercato. In un'intervista ad Alice Rawsthorn del «New York Times» pubblicata il 6 agosto dello stesso anno, Starck, parlando del suo nuovo progetto di «design democratico», definito da prodotti «a buon mercato ed ecologici», assicurava che il primo di quei prodotti - una microturbina da collocare sul tetto di casa cui stava lavorando col gruppo italiano «Pramac» - sarebbe stata pronta in autunno per l'Europa e all'inizio del 2009 per l'America. Starck già l'immaginava in vendita nei supermarket, a disposizione di tutti. «S'immagini - si entusiasmava - un tizio che al sabato va in un grande magazzino per comprarsi qualche inutile gadget. E invece si imbatte in un oggetto davvero sexy. "Mio Dio, ma è magnifico! Quanto costa? Cinquecento euro? Ma è più o meno quello che avrei speso per il mio inutile gadget!". Lo compra, sale sul tetto, e 15 minuti dopo lo vede girare e produrre energia. Uau!».

Ci sono state altre interviste e ci sono stati altri slittamenti, ma infine eccoci qua, e stavolta, a garantire che il dado eolico è tratto, non c'è un immaginoso creativo, ma un pragmatico produttore. Che è entusiasta come il suo designer, ma i conti li fa con più realismo. A partire dal prezzo delle due microturbine: 2500 euro la più piccola, alta 90 cm. e capace di produrre 400 watt all'ora in condizioni ottimali (con un vento che soffia a 14 m. al secondo), 3500 euro la più grande, alta 140 cm e capace di 1 kwatt orario. Non sono le noccioline prospettate da Starck. E per produrre l'energia necessaria a una casa normale con 3 persone - circa 3 kilowatt al dì - ci vorrebbero 3 pale grandi col vento in poppa tutti i giorni. Inimmaginabile. Dov'è il vantaggio, allora? Come si ammortizza l'investimento?

«Nelle zone ventose l'investimento viene ripagato in 5-6 anni - spiega Paolo Campinoti -. Ma l'investimento dipende dai bisogni. Se uno ha la casa in Sardegna, e la usa solo d'estate, può investire meno perché ha meno bisogno d'energia. Comunque l'energia prodotta nei mesi in cui la casa non viene usata non va dispersa, viene messa in rete all'Enel e detratta dalla bolletta. È chiaro comunque che il "plus" non è tanto il vantaggio economico, che, pure, combinando l'eolico con altre energie alternative, solare in primis, si ottiene. Il "plus" è la consapevolezza di usare energia pulita, di fare parte di una comunità ecosensibile, di appartenere a una "corrente di pensiero", come dice Starck».

Inizialmente commercializzate su Internet («Stiamo mettendo a punto il sito»), poi in negozi specializzati, le microturbine ce la faranno ad arrivare nei supermarket? «È il nostro sogno».

sabato 6 febbraio 2010

Lo stabilimento Lamborghini a energia solare e il futuro delle supercar







Pannelli solari grandi quanto due campi di calcio sul tetto per ridurre la CO2 fino al 30%. Un investimento coerente con lo spirito dell’erede della Murciélago, che sarà più leggera per andare di più e inquinare meno. E, forse, sarà anche ibrida…
MILLE TONNELLATE IN MENO - L’impianto fotovoltaico da 17.000 metri quadrati (nella foto in alto un particolare) inaugurato a Sant’Agata Bolognese è il più grande del settore industriale dell’Emilia Romagna. Secondo le stime della Lamborghini, esso consentirà, insieme ad altri interventi, di ridurre del 30% la CO2 emessa: oltre 1.067 tonnellate all’anno.

L’impianto ha una potenza di 1,4 Megawatt e, da solo, permetterebbe di ridurre le emissioni di anidride carbonica del 20%. Inoltre, l’isolamento termico della copertura dello stabilimento, le luci e il riscaldamento “intelligenti”, nonché l’utilizzo di destratificatori (dei “ventilatori” che rimandano in basso l’aria calda che, per sua natura, tende a salire), contribuiranno per un altro 10%.
IBRIDE, LEGGERE E CON LO START&STOP - La presentazione di questa iniziativa, è stata l’occasione per ritornare sulle future Lamborghini. La Casa non fa mistero di voler continuare a produrre auto estreme, pur cercando di ridurne i consumi e le emissioni. La ricerca, quindi, si sta rivolgendo, per stessa ammissione degli uomini di Sant’Agata, principalmente sulla riduzione del peso (come avevamo anticipato qui, l’erede della Murciélago farà ampio uso di carbonio e peserà meno di 1500 kg), sull’integrazione di sistemi Start&Stop, sulle soluzioni di trasmissione ibrida e anche sui carburanti “bio”.

Non è un caso, infatti, che la Lamborghini abbia inaugurato lo scorso autunno a Seattle l’Advanced Composite Structures Laboratory, un centro di ricerca nato in collaborazione con Boeing e l’Università di Washington dove verranno studiate le future tecnologie basate sulla fibra di carbonio.

http://www.alvolante.it

martedì 2 febbraio 2010

Una sforbiciata superiore al 20% da fine anno. Un ulteriore taglio del 6% per il 2012 e così via, a calare per gli anni successivi.


Una sforbiciata superiore al 20% da fine anno. Un ulteriore taglio del 6% per il 2012 e così via, a calare per gli anni successivi. Il Governo non arretra. Gli operatori delle energie rinnovabili si rassegnino: sta per scomparire il curioso scenario dell'Italia paese più generoso di tutti negli incentivi all'energia solare, distribuiti anche (e secondo alcuni soprattutto) per compensare gli extracosti imposti agli stessi operatori dalle lungaggini e dai trabocchetti amministrativi.
Due fattori che si elidono, almeno parzialmente. E così il Governo intanto corre ai ripari. Sicuramente sul primo versante: quello degli incentivi, se verrà confermata l'ultima bozza del nuovo meccanismo del "conto energia" che dovrà entrare in vigore a fine anno per sostituire quello in scadenza.
La bozza di decreto, che sarà discussa nei prossimi giorni della Conferenza Stato-Regioni, ribadisce l'obiettivo "verde" più volte tracciato dal Governo, che del resto non fa altro che recepire i target imposti dall'Unione europea: al 2020 la capacità di energia solare italiana dovrà salire dagli attuali 900-1.000 megawatt ad almeno 8mila megawatt nominali.
Obiettivo assolutamente alla portata, dicono gli scienziati scandagliando le potenzialità del "paese del sole". Obiettivo che rischia di fallire, ribattono le associazioni degli operatori delle rinnovabili nei loro altolà ai tagli annunciati in nome del progresso tecnologico che effettivamente rende sempre più efficiente questa tecnologia.
Un «buon punto di equilibrio» era stato annunciato dal sottosegretario allo Sviluppo Stefano Saglia solo pochi giorni fa. Ma l'ultimo schema governativo sembra confermare in pieno il taglio.
Si parte prevedendo incentivi ventennali per 3mila megawatt complessivi dedicati agli impianti in esercizio dall'inizio del 2011 con potenza nominale superiore a un Kw. L'incentivo previsto in questo caso va da 0,401 euro per kilowattora per gli impianti su edifici a 0,358 per gli altri impianti. Ma poi la tariffa incentivata scende progressivamente per raggiungere nell'ultimo quadrimestre rispettivamente 0,380 e 0,333. Ecco poi una decurtazione del sei per cento l'anno per gli impianti che entrano in esercizio nel 2012 e nel 2013, mentre i tagli successivi saranno definiti con un un decreto del ministero dello Sviluppo economico di concerto con l'Ambiente e d'intesa con la Conferenza unificata.

Ai pannelli solari integrati architettonicamente con potenza tra 1 e 5 Mw spetteranno, sempre per 20 anni, 0,44 euro a Kwh prodotto, ma l'incentivo verrà distribuito fino a una potenza complessiva, per questa tipologia, di 200 Mw. Una fetta di torta è riservata a una tecnologia praticamente al debutto: gli impianti a concentrazione (gli specchi che preriscaldano un liquido) fino ad un totale di 150 Mw godranno di una tariffa incentivante che all'inizio sarà di 0,32 euro a Kwh ma che poi andrà anche qui a ridursi.

Gli incentivi andranno richiesti – prevede la bozza – entro 90 giorni dalla messa in funzione dell'impianto. E il "soggetto attuatore" (cioè il Gse, gestore dei servizi energetici) dovrà erogare la tariffa entro 120 giorni attraverso procedure telematiche da avviare a inizio 2011.
Tutti gli incentivi sul kilowattora prodotto sono in ogni caso cumulabili con i tassi agevolati previsti dalla Finanziaria 2007 per i finanziamenti degli impianti "verdi" oltre che con i contributi in conto capitale già previsti. Si va dal 30% del costo degli impianti realizzati su edifici con potenza non superiore a 3 Kw al 10% della spesa per gli impianti piazzati sui tetti degli istituti scolastici, mentre anche per tutti gli altri edifici pubblici o di proprietà di enti riconosciuti senza scopo di lucro il cumulo non può comunque superare il 30 per cento. E sempre del 30% è il contribuito previsto per gli impianti a concentrazione.


di Federico Rendina

lunedì 1 febbraio 2010

Ford scommette sull’auto elettrica


Investiti 450 milioni di dollari, s’inizia col Transit

Detroit 28/01/2010 – Ford ha deciso di investire 450 milioni di dollari per l’auto elettrica. Serviranno a preparare un’offensiva di prodotto nel campo della doppia alimentazione benzina/elettrica, inclusa la produzione di batterie agli ioni di litio. Sorprende come quest’ultima produzione verrà spostata dal Messico al Michigan, Stato in cui da sempre Ford risiede (con le altre grandi Case Usa) e in cui verranno creati un migliaio circa di nuovi posti di lavoro. L’avvio della produzione delle moderne batterie e dei nuovi veicoli ibridi è previsto per il 2012. Attualmente Ford già commercializza in Nord America 4 veicoli elettrici: le berline gemelle Ford Fusion e Mercury Milan e i SUV Escape e Mercury Mariner.


“Quest’investimento sottolinea la serietà del nostro impegno nel settore dei veicoli elettrici – ibridi, ibridi plug-in ed elettrici puri – unendo le tre questioni cruciali oggi nel mondo: economia, energia e ambiente”, ha detto il Presidente Bill Ford jr. Per il Michigan, cuore dell’auto americana, si tratta di una fondamentale boccata d’ossigeno, che fa il paio con l’altro annunciato investimento del gruppo: i 550 milioni di dollari per produrre la nuova Focus, già dalla fine di quest’anno, e altre vetture di segmento C, convertendo la produzione degli attuali grandi SUV, sempre meno appetiti sul mercato a stelle e strisce. A sostegno dell’impegno Ford è comunque intervenuto il governo del Michigan, il cui dipartimento per lo Sviluppo economico ha stanziato un pacchetto di sgravi fiscali per 188 milioni di dollari.

Nel futuro di Ford sono tanti i modelli ibridi che dovrebbero esordire nel giro dei prossimi tre anni. Si va dalla best-seller Focus, che in versione elettrica punta a sfidare la Toyota Prius, fino ai veicoli commerciali della gamma Transit Connect. Quest’ultimo dovrebbe anzi essere il primo a esordire (già a fine 2010) e con l’autonomia di 130 km a batterie cariche scombussolerà il comparto dei furgoni ad uso commerciale. Pronta nel 2012, la futura Focus elettrica promette invece un’autonomia di 160 km con la sola alimentazione elettrica (cui aggiunge quella garantita dall’alimentazione a benzina), foriera anche di emissioni nocive zero.


01/02/2010
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