martedì 12 gennaio 2010
Aquiloni eolici
Brevettato il sistema KiWiGen, che sfrutta l'energia del vento utilizzando una sorta di aquiloni eolici.
Il vento presente sulla terra produce una quantita' di energia superiore di centinaia di volte rispetto al fabbisogno odierno dell'umanita'.
Tuttavia ben poca di questa energia e' attualmente sfruttabile perché essa si sviluppa nella troposfera, ad altitudini molto superiori a quelle raggiungibili dai normali impianti eolici.
Infatti ad 80 metri, l’altezza che hanno solitamente le turbine eoliche, la velocità del vento è di poco superiore a 4 metri al secondo e, quando si raggiunge questo valore minimo, esse vengono spente, diventando così una scelta antieconomica.
La fisica ci insegna invece che l’energia è tanto maggiore quanto più veloce soffia il vento e il valore ideale si raggiunge a 800 metri, con una velocità di 7,6 metri al secondo.
Del resto, chi abbia mai usato un aquilone sa quanto il vento possa tirare, tanto che negli ultimi anni si è molto diffuso il kite surfing, uno sport che si fa sul mare, in cui grandi aquiloni sostengono e trasportano gli atleti. Anzi, pare che gli aquiloni costruiti per questo sport siano appositamente inefficienti, per evitare che portino via il surfista.
L’idea è scattata dall’incontro tra Massimo Ippolito, proprietario di un’azienda di sistemi automatizzati e kite surfer per hobby, e Mario Milanese, docente di Controlli automatici al Politecnico di Torino, ed ha fatto maturare la possibilità di sfruttare diversamente l’energia del vento: ne è scaturito il progetto KiteGen, ideato per sfruttare al massimo questa energia.
E’ stato quindi brevettato il sistema Kite Wind Generation, in sigla KiWiGen, costituito da una sorta di aquiloni eolici.
Ogni aquilone, simile a quelli usati per il kite surfing, è sorretto da una coppia di cavi ad alta resistenza da 3 mm di diametro, lunghi oltre mille metri, che controllano la direzione e l’angolo di volo. Quando l’aquilone si libra in volo mette in azione due cilindri, il cui movimento genera l’energia come una sorta di dinamo.
La navigazione degli aquiloni è gestita da terra attraverso un computer collegato a dei piccoli sensori dotati di sistema Gps, presenti su essi. Il software controlla che i cavi traccino vorticosi 8 nel cielo.
Quando il cavo è tirato al massimo il sistema non genera più energia, così l’altro cavo molla e l’aquilone, dopo essersi impennato, comincia a scendere, consumando il 15% dell’energia prodotta in ascesa.
Un impianto dovrebbe essere formato da una serie di aquiloni, distanti l’uno dall’altro 70-80 metri, quindi molto poco rispetto alle turbine che devono essere invece distanziate di almeno 300 metri l’una dall’altra, occupando ampi tratti di paesaggio.
Inoltre, una volta a terra, gli aquiloni occuperebbero lo spazio di una normale centrale elettrica.
Il nuovo sistema non necessita, quindi, di grandi superfici per essere installato, pare infatti che siano sufficienti anche solo cento metri quadrati. In questo modo dovrebbero essere superati tutti quei problemi di impatto visivo ed ambientale che hanno generato numerose perplessità sullo sfruttamento dell’energia eolica.
Il sistema KiteGen è caratterizzato inoltre da grande flessibilità perché è regolabile a diverse altezze, a seconda di dove soffia più intensamente il vento.
Il sistema di guida automatico permette poi di farli funzionare anche di notte. Ancora, per evitare l’impatto con stormi di uccelli è presente un radar che reindirizza gli aquiloni in pochi secondi.
KiteGen, è ancora allo stato di prototipo ma i suoi inventori sostengono che il suo sviluppo potrà produrre la stessa quantità di energia di una centrale nucleare.
Esso non è l’unico progetto nel mondo a lavorare sull’energia prodotta da aquiloni. Analoghi studi si stanno compiendo, infatti, in Olanda e California.
arch. Carmen Granata
http://www.lavorincasa.it
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