Riqualificare Termini Imerese producendo auto elettriche: l’idea è siciliana, la tecnologia indiana. Infatti il suo ideatore, Simone Cimino, è appena volato in India a incontrare i vertici della Reva, l’azienda che dovrebbe produrre le «Sunny car» nello stabilimento che la Fiat vuole chiudere. Sempre che vada in porto la suggestiva proposta di Cimino, finanziere agrigentino trapiantato a Milano, 48 anni, fondatore e presidente del gruppo Cape: opera nel private equity, compra imprese, le gestisce e le rilancia.
«Abbiamo 40 aziende, 1,4 miliardi di giro d’affari e 8 mila dipendenti» racconta. E con Sergio Marchionne, l’ad della Fiat, di Termini avete parlato? «No, il nostro interlocutore è la Regione Siciliana, alla quale la Fiat dovrebbe regalare la fabbrica a 1 euro. Ed essere contenta se noi le risolviamo il problema: come evitare di licenziare 1.400 persone».
L’idea, per far decollare il progetto Sunny car, è utilizzare l’energia solare. Il piano prevede di riqualificare Termini per tre attività: l’assemblaggio e poi la produzione delle auto elettriche Reva; la produzione delle centraline per la ricarica con i pannelli fotovoltaici; l’assistenza alla rete di ricarica «con l’obiettivo di trasformare la Sicilia in un’isola verde» spiega Cimino. «Il nostro primo partner è l’indiana Reva electric car company, principale produttore al mondo di auto elettriche, con cui abbiamo firmato un accordo quadro».
Cimino ha già avviato un business sull’isola lanciando Cape Regione Siciliana, un fondo di private equity con 52 milioni raccolti (primi sottoscrittori la regione con 14,4 milioni, il gruppo Cape con 11,7 e l’Unicredit Banco di Sicilia con 10) che ha già investito 15,7 milioni in tre attività, di cui due sono proprio start-up localizzate a Termini Imerese: la Ice cube, che produce ghiaccio per cocktail, e la T-link, che fa navigazione (per ora in forte perdita) tra i porti di Termini e Genova Voltri.
Ma Cimino punta molto più in alto. L’obiettivo sono i 400 milioni di euro, soldi pubblici promessi alla Fiat per non chiudere lo stabilimento? «Il nostro è un progetto alternativo, con i 400 milioni pubblici e altri 150 messi dai privati lavoriamo perché la Sicilia nel 2020 possa raggiungere l’obiettivo di Copenaghen, il 20 per cento dell’energia prodotto con fonti rinnovabili. E la rete per l’alimentazione delle Sunny car si può costruire entro 36-48 mesi».
Cimino vuole riunire «imprenditori siciliani per realizzare un’auto ecologica tutta made in Sicily» in una cordata che per ora non è ben definita. Di sicuro ci sarà Antonio Mazzara, 41 anni, catanese, amministratore delegato e partner della Screen service, di cui Cape è il principale azionista con il 30 per cento. Potrebbe essere della partita anche Pasquale Pistorio, il manager catanese che fu l’artefice del successo della St Microelectronics e che oggi è già socio di Cape nella Accent, una società che produce chip. Pistorio fa anche parte del consiglio d’amministrazione della Fiat, che si riunirà il 25 gennaio. Chissà se si parlerà anche di questo progetto un po’ utopico.
edmondo rho
http://blog.panorama.it
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